Viva Dante, Viva il DanteDì

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In occasione del DanteDì, segnaliamo alcuni libri che hanno influenzato il nostro pensiero e le nostre ricerche e ai cui autori saremo sempre infinitamente grati.

«Chi mi ha seguito vede che la “divina commedia” non è un concetto nuovo, né originale, né straordinario, sorto nel cervello di Dante e lanciato in mezzo a un mondo maravigliato. Anzi il suo pregio è di essere il concetto di tutti, il pensiero che giaceva in fondo a tutte le forme letterarie, rappresentazioni, leggende, visioni, trattatati, tesori, giardini, sonetti e canzoni». F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, BUR 1994, pag. 215.

Ma Virgilio n’avea laciati scemi / di sè, Virgilio, dolcissimo padre, / Virgilio a cui per mia saluti die’mi.

«Diremo che questa triplice menzione del nome di Virgilio è un altro simbolo della Trinità? Se non lo diciamo, perché dovremmo dirlo del termine ben? Quella ripetizione, forse, non simboleggia nulla. E tuttavia il P. Mandonnet non si limita a questo, perché pretende che quanto è vero per i numeri 1 e 3 lo è anche per i loro multipli. Per conseguenza, 10 e 100 sono una manifestazione del medesimo ordine dell’unità, e nove e ventisette hanno la medesima natura di tre. Ciò deriva dalle idee degli Antichi sulla proprietà dei numeri». É. Gilson, Dante e la filosofia, tr. it. S. Cristaldi, Jaca Book 1987, p. 210.

«Voglio solo insistere sul fatto che nessuno ha il diritto di privarsi della gioia della Commedia, della gioia di leggerla in modo ingenuo. Dopo verranno i commenti, il desiderio di conoscere il significato di ogni singola allusione mitologica, di vedere come Dante abbia ripreso un gran verso di Virgilio e l’abbia forse migliorato traducendolo. Ma all’inizio dobbiamo leggere il poema di Dante con la fede di un bambino, abbandonarci ad esso; ed esso ci accompagnerà per tutta la vita. Sono tanti anni che la Commedia mi accompagna, e so che se la leggerò fino domani vi troverò cose che finora non ho visto. So che questo libro durerà ben oltre la mia veglia e le vostre veglie». J. L. Borges, Nove saggi danteschi, tr. it. T. Scaranno, Adelphi 2001, p. 138.

«L’interpretazione figurale stabilisce fra due fatti o persone un nesso in cui uno di essi non significa soltanto se stesso, ma significa anche l’altro, mentre l’altro comprende o adempie il primo. I due poli della figura sono separati nel tempo, ma si trovano entrambi nel tempo, come fatti o figure reali; essi sono contenuti entrambi, come si è già sottolineato più volte, nella corrente che è la vita storica, mentre solo l’intelligenza, l'”intellectus spiritualis”, è un atto spirituale; un atto spirituale che considerando ciascuno dei due poli ha per oggetti il materiale dato o sperato dell’accadere passato, presente o futuro, non concetti o astrazioni; questi sono affatto secondari perché anche la promessa e l’adempimento sono fatti reali e storici che in parte sono accaduti nell’incarnazione del Verbo, in parte accadranno nel suo ritorno». E. Auerbach, Studi su Dante, tr. it. M. L. De Pieri Bonino, Feltrinetti 1963, p. 209.

«Il teatro del mondo del Medio Evo latino è rappresentato per l’ultima volta nella Commedia, ma trasposto in una lingua moderna; riflesso di un’anima del livello di Michelangelo e di Shakespeare. Il Medio Evo è, con ciò, superato; ma in pari tempo è anche superata la divisione in epoche di una miope scienza storica; quando la suddivisione in periodi sarà già dimenticata da un pezzo, l’ammirazione per Dante sussisterà ancora. Ai dantisti spetta il grande compito di analizzare metodicamente i rapporti fra Dante e il Medio Evo latino, rapporti di cui noi abbiamo mostrato l’evidenza». E. R. Curtius, Letteratura europea e Medio evo latino,  tr. it. Roberto Antonelli, La Nuova Italia 1992, p. 419.